Rebecca, la prima maturanda rom verso il traguardo al liceo Boccioni

"La scuola mi ha insegnato a rispettare gli orari. Dopo l'esame voglio aiutare altri ragazzi a studiare"

Rebecca Covaciu, 20 anni

Rebecca Covaciu, 20 anni

Milano, 16 giugno 2016 - "Ho imparato a rispettare gli orari". In una frase apparentemente banale si riassume la storia di Rebecca Covaciu, 20 anni, una storia che va oltre i pregiudizi su una delle etnie più discusse della città. Arrivata a 6 anni dalla Romania, Rebecca ha dormito in un furgone, elemosinato con mamma e papà, vissuto gli sgomberi. Ma grazie all’ong Gruppo EveryOne, ha imparato a disegnare e dipingere, frequentato la scuola, lei che non aveva fatto l’elementare. Ora è in vista del diploma "al liceo Boccioni che mi ha permesso di integrarmi, di scoprire l’arte". Rebecca, la prima maturanda rom di Milano.

Quattro anni fa con «L’arcobaleno di Rebecca» hai raccontato la tua storia? E oggi?

"Sto per affrontare l’esame di maturità. Il liceo artistico mi ha aiutato, mi ha fatto partecipare a diversi concorsi. Ha portato regolarità nella mia vita. Oggi rispetto gli orari. Una cosa non proprio da popolo rom".

Cosa ti ha dato il Boccioni?

"In cinque anni ho imparato molto, grazie a insegnanti molto bravi. Ho studiato argomenti e artisti fondamentali per la mia pittura, da Gauguin a Van Gogh, anche se Frieda Kahlo è la mia preferita. Mi sono integrata. Poi è arrivata la musica".

Come?

"Due anni fa Uri Chameides, violinista israeliano, mi ha visto per strada e mi ha trascinata nella sua Accademia musicale di Brera. Canto nel coro e suono. L’ho conquistato con “L’Inno alla gioia’’, il violino è strumento del nostro popolo. Mio nonno era bravo. Ora mi sto preparando anche per l’esame di quinto livello al Conservatorio. Dopo il liceo voglio continuare con la musica. Il mio sogno è il Concerto di Cajkovskij. L’arte è come una preghiera: ti fa superare le difficoltà della vita".

E tu ne hai incontrate tante.

"Ancora lo scorso autunno io e i miei genitori siamo stati sfrattati da una casa Aler nel quartiere Giambellino. Ma c’è sempre una soluzione. Ci ha aiutato la Chiesa Valdese".

Quale l’argomento della tua tesina?

"Il titolo è “Libri d’artista. Una narrazione autobiografica d’integrazione’’. Parlo della mia storia e del mio popolo. E li racconto a disegni".

Sono usciti altri tuoi libri?

"Ho illustrato “Briciole d’infinito’’ di Lorenzo Stoppa Tonolli, appena uscito. duetto tra immagini e poesie".

Dove ti vedi in futuro?

"Penso di restare a Milano, mi sento radicata. In questi cinque anni ho capito il significato della parola integrazione. Voglio fare da ponte per altri ragazzi che come me vogliono andare a scuola".

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